2020 l’anno del Covid19, cosa significa perdere

Cultura Impresa

Il 2020 sarà ricordato come un anno eccezionale sotto parecchi punti di vista, imprevedibile nei suoi sviluppi e con conseguenze di lungo periodo sulla vita di miliardi di persone. Si faccia avanti colui che non avrebbe dato del complottista a chiunque avesse fatto una previsione anche solo prossima a quello che è successo nell’ultimo anno. Un anno di paura a reti unificate, vissuto attraverso rapporti giornalieri dei media sull’andamento della pandemia globale Covid19 che ha causato milioni di vittime, la compressione delle libertà costituzionali dei cittadini e la distruzione di interi settori economici. Il costo sociale di questa vicenda è stato enorme per molti di noi, chi ha perso una persona cara, chi è stato costretto a chiudere la propria attività su cui aveva investito vita e risparmi, chi ha visto svanire un anno di giovinezza rinchiuso fra quattro mura e milioni di Italiani che hanno perso o perderanno il proprio lavoro.  Non vogliamo ripercorrere il susseguirsi degli eventi fra febbraio del 2020, inizio della diffusione del Covid19 in Italia (anche se studi clinici retrodatano la sua presenza nel paese già a partire del novembre 2019), e fine alla fine dell’anno; ma cercare di redigere un primo consuntivo di quello che è successo analizzando alcuni dati ufficiali dell’ISTAT e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

I dati più solidi sono quelli dell’ISTAT sui decessi per tutte le cause nel 2020 che possono essere messi a confronto con quelli della media storica dei 5 anni precedenti 2015-2109. La serie non è aggiornatissima e copre solo i primi 9 mesi (fino al 30 settembre 2020), in questo periodo sono decedute 39.440 persone in più nel 2020 rispetto alla media storica del 2015-2019 (523.875 decessi nel 2020 vs 484.435 nel 2015-2019). Ma andando a scomporre questo dato per fasce di età, si scopre che sotto i 65 anni i decessi sono stati inferiore rispetto alla media storica con 11.840 decessi in meno nel 2020. Questo significa che l’incremento dei decessi si è concentrato nelle persone anziane sopra i 65 anni, in particolare quelle sopra gli 85 anni.


A completare il quadro parziale dell’ISTAT, ci vengono in aiuto i rapporti Covid19 dell’ISS che vengono rilasciati con maggiore frequenza e riguardano solo i dati dei decessi attribuiti al Covid19. L’ultimo di questi rapporti arriva a coprire tutto il 2020 fino al 13 gennaio 2021, in questo arco di tempo secondo ISS sono decedute 78.597 Italiani ma, ancora una volta, la loro distribuzione sulle diverse fasce d’età e molto diseguale. In base ai dati ISS, il 96% dei deceduti Covid19 Italiani ha più di 60 anni e la letalità del Covid19 è correlata direttamente al numero di anni. L’età media dei deceduti è di oltre 81 anni inlinea con quella dell’aspettativa di vita media degli Italiani che è di 83 anni (2017, fonte Banca Mondiale).

Sembra ormai consolidarsi questa risultanza sulla pericolosità del Covid19 per le persone anziane, ma a tal proposito sorge spontanea un domanda dettata dalla logica. Alla luce di un indice di letalità che varia da minimo di 0.00% (10-19 anni) ed un massimo di 24,83% (oltre 90 anni), le contromisure Covid19 sono state tarate per proteggere le persone più fragili, e quindi più a rischio, o non hanno fatto alcuna distinzione e sono state applicate alla totalità della popolazione indipendentemente dall’età anagrafica?

La chiusura delle scuole di ogni ordine e grado e delle università, di tutte le attività non essenziali nel periodo marzo/maggio 2020 inclusa l’industria, di bar, ristoranti, palestre, piscine, teatri, discoteche e di qualsiasi altro tipo di attività sociale sono misure differenziate per fasce d’età? Non sarebbe stato più sensato implementare misure opposte dirette a proteggere gli anziani perché non venissero a contatto con il virus il tempo necessario a sviluppare dei protocolli di cura efficaci contro il Covid19 o lo sviluppo di vaccini efficaci e sicuri

Il tentativo di protezione della totalità dei 60 milioni di Italiani è stata una scelta che ha avuto dei risultati nefasti sotto diversi punti di vista. In primo luogo la dispersione delle limitate risorse non ha garantito una protezione ottimale dei 18 milioni di anziani aumentando i decessi Covid19 Italiani. In secondo luogo la distruzione economica che questo tipo di interventi ha causato provocherà la più grande recessione Italiana in tempo di pace con un PIL 2020 che è previsto in contrazione in una forbice fra il -8.8% ed il -10.6%. Abbiamo perso migliaia di nonni distruggendo le opportunità future di migliaia di nipoti; abbiamo perso su tutti i fronti.

STEFANO PEZZOLI

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