I portici di Bologna, una vergogna!

Cultura Sicurezza/Degrado

I PORTICI DI BOLOGNA, SEDOTTI E ABBANDONATI DAI BOLOGNESI E DAL COMUNE

Assieme alle torri  i portici  di rappresentano uno  dei simboli  di Bologna.  Nati intorno all’anno 1000 per fare fronte all’aumento della popolazione dovuto alla emigrazione dalle  zone  rurali e alla  nascita  dall’Università, entrarono a far parte  del tessuto architettonico poiché ritenuti utili per proteggere dagli agenti atmosferici e dalla  sporcizia.Il portico più famoso è quello di San Luca, che parte da Via Saragozza e termina al  Santuario, con  le sue  666 arcate,  nato  come  via  Crucis  per  i devoti alla Madonna come  percorso di  redenzione e  purificazione spirituale, ma  non meno  degni  di nota  sono i portici  lignei  di strada Maggiore e di Via Marsala, oppure quello  di Santa  Maria  dei Servi sempre in Strada Maggiore, tanto  per citarne  alcuni.

Anche  ai giorni  nostri  la loro  presenza in tante  strade anche  molto  lunghe è ammirata da  tutti,  quanto sono  utili  in  una  giornata di  pioggia e di  vento durante l’inverno cosi che si possa  passeggiare senza  ombrello, o quanto sono comodi per ripararsi all’ombra durante i pomeriggi estivi  sotto  una  cappa di afa pesante.

E quanto sono ammirati da chi per la prima volta  viene  a visitare la città, per un turista desideroso di girare a piedi nel centro storico proprio grazie alla loro

presenza può  respirare un  atmosfera densa di storia,  di medioevo, di antico, paragonabile a una gita a Firenze  o a Venezia.

Lo scorso  anno  tale opera architettonica, che si sviluppa per 53 km sia dentro che     fuori          porta,  ha          ricevuto           la    candidatura    per          diventare         patrimonio dell’Unesco, l’inclusione porterebbe un aumento di prestigio a livello mondiale e vantaggi in termini economici.

Quindi i portici  di Bologna sono un esempio quasi unico al mondo di saggezza civile e di programmazione urbanistica a lunghissimo termine, chi mai avrebbe pensato della loro utilità  dopo 1000 anni, quale  piano  urbanistico può arrivare a cosi tanto?

Tuttavia, girando per  la città  e osservandoli nei punti più  importanti sia dal punto di vista  storico  e nei punti meno  prestigiosi. ma comunque soggetti di passaggio continuo, si ha la netta  impressione che ci sia qualcosa che non va.

Nonostante la loro  importanza, il loro  aspetto non  appare gratificante a un avventore  che  si  incammina  per   le  strade  del   centro:   crepe,   cedimenti, distacchi, scritte  sui muri,  dissesti, escrementi, muffa,  ragnatele, etc etc, sono tanti  gli abbruttimenti che si osservano semplicemente guardandosi intorno.

Il turista camminando in alcuni tratti soprattutto del centro storico, non respira certamente la tipica atmosfera medievale ma avverte altri tipi di sensazioni, un aspetto sgradevole di degrado e di incuria, cattivi odori,  miasmi e sporcizia.

Non solo, camminando l’ignaro turista se non è ben attento a dove mette i piedi può incappare in una buca o in una gobba  del terreno e così cadere a terra  con terribili conseguenze per le sue articolazioni; se inoltre  egli volge lo sguardo al cielo per ammirare il soffitto  a volta,  oppure si guarda a lato per ammirare le forme  delle  robuste colonne quello  che può  vedere spesso  sono  dei  murales colorati  o delle vistose  macchie  nere di umidità.

Risulta   chiaro   quale   sia  la  condizione attuale di  questo patrimonio  che  i cittadini hanno ricevuto gratis  dai loro avi, uno stato di assoluto abbandono e di mancata manutenzione e pulizia.

Ma chi è responsabile di tutto  ciò, cosa fa l’amministrazione comunale? Parte del problema risiede dal  fatto  che antiche legislazioni prevedono che la loro manutenzione  sia a carico dei proprietari privati degli immobili  che contengono il porticato, anche se vige la servitù di passaggio pubblico per cui fanno  parte dello spazio pubblico metropolitano il loro stato di conservazione dipende di fatto da privati che a volte non possono farsi carico delle spese per risanare e riparare i danni che  avvengono su  queste superfici esposte alle intemperie e alle azioni  di vandali.

Numerose  sono  le  sentenze  legali  e  i  pareri della   cassazione riguardo  a incidenti avvenuti a chi è inciampato nelle buche  di marciapiedi e dei portici, l’ultima   è  del   2020,  ma   ancora  non   si  è  data   una   risposta  chiara   alle responsabilità  e  intanto  nessuno si  attiva   per  ridare la  bellezza a  questo patrimonio.

Cosa  fare  dunque?  Vogliamo abbandonare  i  portici   nella  sporcizia  e  nel degrado accettando il fatto  che i turisti in cerca di storia  e di cultura finita  la loro vacanza se ne vadano via con la sensazione sgradevole di una  città piena di cultura ma  anche  piena  di incuria? Non  ci sono  strumenti legislativi che consentono di trovare formule di intervento che metta  d’accordo pubblico e privato? I cittadini del 2000 hanno forse meno  amore della loro città rispetto a quelli degli anni 1000?

Come  possiamo  risolvere il  problema e  fare  i lavori  necessari per  curare, riparare, pulire questi  ambienti cosi rovinati e cosi degradati, quanto ancora i cittadini Bolognesi  presi  dalla  quotidianità e dai  loro  problemi, ancora  più difficili  in  tempi di  pandemia, avranno il  coraggio di  cambiare registro  e convincere il dormiente comune a trovare una soluzione.

Luca Corazza

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