In questi tempi complicati, in cui è diventato difficile viaggiare, può essere un buon esercizio la riscoperta del proprio territorio, e Bologna, anche con la sua provincia, offre davvero tante opportunità.
Percorrendo via San Felice, e arrivando all’incrocio con via della Grada, si incontra una chiesa non particolarmente appariscente all’esterno, ma molto interessante per i suoi interni e per il suo passato.

Via San Felice rappresenta un tratto della via Emilia, che era ed è ancora la spina dorsale della viabilità regionale. Già dal medioevo era molto frequente trovare strutture destinate all’ospitalità lungo le principali direttrici, e l’origine della chiesa si lega appunto all’istituzione di un luogo di accoglienza per viandanti, di cui rappresentava la parte sacra del complesso.
Le prime notizie su ospedale e chiesa risalgono al XIII secolo, ma la forma attuale della chiesa risale alla seconda metà del sec. XVI grazie al progetto di Pietro Fiorini, che fu anche architetto del Senato bolognese dal 1583 al 1614. A Fiorini si devono anche i lavori di ristrutturazione della cattedrale di San Pietro, che portarono al crollo della chiesa e sua alla fuga precipitosa a Modena per evitare guai peggiori…ma alla fine fu perdonato, e poté ricominciare a lavorare in città. Non ci sono notizie di ulteriori crolli di suoi edifici…
La chiesa subì ulteriori modifiche nel 1680 per opera di Giovanni Battista Bergonzoni, noto soprattutto per il rifacimento di Santa Maria della vita in via Clavature; Bergonzoni aggiunse quattro cappelle lungo le navate e disegnò la sagrestia, una piccola chiesa nella chiesa.
L’interno è riccamente decorato, e sono presenti opere di Franceschini,

Gandolfi, Cignani. Ma fra tutte, spicca la “Crocifissione con la Vergine e i Santi”, prima opera conosciuta di Annibale Carracci. Solo per questo, la chiesa dovrebbe avere un posto di primissimo piano per gli amanti dell’arte, perché Annibale, col fratello Agostino ed il cugino Ludovico, ha lasciato un segno indelebile nella storia della pittura, non solo bolognese.
La chiesa nell’800 fu anche ospedale e carcere militare, e nell’agosto del 1849 ospitò il sacerdote Ugo Bassi, che trascorse in un locale trasformato in cella la sua ultima notte prima di essere fucilato dagli austriaci il giorno successivo.
A fianco della chiesa esistevano il già ricordato ospedale e un oratorio, sede

di una confraternita spirituale. Ma forse l’elemento più caratteristico era il ponte detto della Carità, che consentiva di scavalcare il canale di Reno.
Al giorno d’oggi tutto il complesso si presenta fortemente rimaneggiato rispetto al passato: l’oratorio venne abbattuto negli anni 60, dopo i pesanti danni arrecati dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. L’ospedale non esiste più da secoli, e il canale di Reno è stato coperto negli anni 50, cancellando l’elemento che aveva caratterizzato la zona per secoli, e cioè l’acqua. A ricordo di ciò, poco distante dalla chiesa troviamo il monumento alla lavandaia, opera piuttosto ardita della scultrice Saura Sermenghi.
E così, diventando turisti nella nostra città, in attesa di poter tornare a viaggiare, abbiamo l’occasione di capire quanto siamo fortunati a vivere in un luogo come Bologna, con la sua bellezza discreta, poco appariscente, ma ben distribuita in ogni angolo della città.
Le visite sono pianificate per:
- sabato 17 aprile ore 16
- sabato 17 aprile ore 17,15
- domenica 18 aprile ore 16
Il numero di partecipanti per gruppo sarà limitato a circa 20 persone, per le consuete ragioni di sicurezza, e in base alle vostre preferenze di data cercheremo di comporre gruppi omogenei.
il contributo richiesto è di 10 euro, comprensivi di visita, microfonaggio e offerte per la parrocchia e per l’ANT
Per maggiori informazioni e prenotazioni inviare una mail a :
sergiofinelli1262@gmail.com
SERGIO FINELLI